I Tamburi di Sant’Ippolito
Oggi è rimasto un solo artigiano a custodire i segreti di questa antica arte
I tamburi di Sant’Ippolito
Nella frazione si costruiscono sin dai primi del ‘900
I giovani volontari del progetto “Itinerari verdi: alla scoperta di antichi sentieri”, impegnati al Comune dal primo agosto con il compito di riscoprire, valorizzare e far conoscere le bellezze naturali e culturali della città, proseguono nel loro impegno.
La loro attenzione, in questo primo mese, si è focalizzata sulla frazione di Sant’Ippolito dove dall’11 al 13 si è svolta la tradizionale festa patronale.
Sant’Ippolito è caratterizzato dalla presenza di molte tradizioni popolari che, seppure con tutti i problemi e le contraddizioni della società moderna, continuano a vivere. Una di queste la produzione artigianale dei tamburi.
Ecco cosa scrive Angela Costanzo, componente del gruppo volontari:
“Antica e rinomata è a S. Ippolito l’arte della costruzione dei tamburi. Essa è attestata già nei primi anni del ‘900: sin da allora le stradine e la piazza del piccolo borgo erano allietate dal suono dei tamburi e delle grancasse. Le occasioni in cui, in genere, si suonavano erano costituite dalla festa di S.Ippolito (festa tuttora in vigore e in cui i tamburi continuano ad essere suonati) e da quella di S. Lucia. Tra i mestieri più antichi del paese dunque, insieme ai “concari” (produttori di liquirizia), ai falegnami, ai molinari e ai mulattieri si annoverano gli artigiani di tamburi. Eppure, se di suonatori di tamburi se ne contano ancora oggi molti a S. Ippolito e dintorni, dei tanti tamburai che un tempo popolavano il paese, ne è rimasto uno soltanto: mastro Ippolito (non poteva che chiamarsi così uno dei personaggi più caratteristici del paese!). Persona umile, disponibile, cortese e solare, mastro Ippolito ci ha introdotto nel suo regno: un magazzino nel centro del paese, zeppo di arnesi, tamburi, legni e pelli di animali. Un’atmosfera “antica” e nello stesso tempo calda e accogliente si respirava all’interno.
Pieno di entusiasmo ci ha raccontato come ha iniziato questo mestiere: “Ho appreso da uno zio materno quest’arte…Sono stato spinto dal desiderio di regalare un tamburo a mio figlio…”. Ci ha poi indicato e mostrato con precisione, tenendo un tamburo in mano, le fasi di fabbricazione.
Mastro Ippolito ci ha poi indicato i suoi pezzi migliori affermando che continuerà a costruire tamburi finchè le forze lo sosterranno…Ma è con tristezza che ha confessato la sua paura per le sorti di questo mestiere:” Sono solo…Non ho apprendisti nè discepoli disposti ad apprendere quest’arte…Gli acquirenti, poi, si limitano a tre o quattro all’anno…”. La situazione è dunque critica. E’ a rischio una delle tradizioni più caratteristiche di S. Ippolito e dei borghi vicini: noi volontari del comune di Cosenza abbiamo preso a cuore questo problema e vorremmo che tutti facessero altrettanto. Esortiamo dunque gli appassionati di questo genere di musica e strumenti a recarsi in questo ridente paesino per apprezzare la qualità e la fattura dei tamburi di mastro Ippolito. Ancora invitiamo, specialmente i giovani di S. Ippolito, a riappropriarsi delle loro radici e ad avvicinarsi all’arte della costruzione dei tamburi: mastro Ippolito accoglierà a braccia aperte chiunque abbia voglia di apprendere le tecniche di questo affascinante mestiere».
(27/08/04)